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Jazz manouche in salsa pisana. I Gatti Mézzi a Scarperia

di Leonardo Romagnoli

Jazz manouche in salsa pisana. I Gatti Mézzi a Scarperia

 

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Grande serata al Garibaldi di Scarperia con il gran pienone per il concerto dei Gatti Mézzi, il duo pisano ormai attivo da più di 10 anni con diversi cd all’attivo. Sul palco di Scarperia si sono presentati in duo, come nella prima parte della loro carriera, con Tommaso Novi alle tastiere e Francesco Bottai alla chitarra. I Gatti Mézzi più che cantare canzoni raccontano storie, molto spesso divertenti  e a volte anche malinconiche, che attingono al loro vissuto dall’infanzia fino ai nostri giorni dove non mancano gli accenni ironici ai vicini livornesi(che non hanno inventato il cacciucco ma al massimo c’hanno aggiunto il pomodoro). Il loro modo di fare musica pesca a piene mani dallo swing, dal jazz manouche alla Django Reinhardt ma anche dal folklore e dalle ballate popolari. Per restare in Italia i riferimenti possono andare dal grande Fred Buscaglione fino a Paolo Conte o Giorgi Gaber e Bruno Lauzi ( a Lauzi Musica Jazz ha dedicato un inserto con tanto di cd nel numero di ottobre).novi-gatti-mezzi
Il pubblico si è divertito molto e i Gatti Mézzi non si sono risparmiati regalando quasi due ore di ottima musica con tante storie e personaggi che a volte sembrano usciti dalla penna di Marco Malvaldi (pisano pure lui). Un pubblico , va sottolineato, che sembra composto più da amici che da spettatori  aggiungendo così un clima di complicità che giova senza dubbio all’esibizione dei musicisti.

Nell’ultimo disco i Gatti Mézzi hanno limitato molto, per non dire quasi abolito, l’uso del dialetto che è stata invece una loro caratteristica fin dall’inizio. Invece il dialetto , secondo me, riesce ad esaltare il contenuto ironico di storie e canzoni e in alcuni casi  si dimostra più musicale dell’italiano. Può essere una scelta dettata dalla necessità di aprirsi ad un pubblico non solo toscano ( ma a giudicare dal successo delle esibizioni fuori regione non si direbbe! O son tutti pisani in esilio?) che non è detto sia necessaria. Un po’ come avviene in tanta letteratura di successo,in particolare il Montalbano di Camilleri o lo stesso Bar Lume di Malvaldi, il linguaggio colorito del dialetto, che non diventa mai volgare, non è un ostacolo per il lettore ma un motivo in più di attenzione.
Un plauso infine agli organizzatori e gestori del Garibaldi , l’associazione Arzach, per aver promosso un altro appuntamento di qualità per gli amanti della buona musica.

 

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